domenica 25 febbraio 2024

Cessate il fuoco

Sono passati due anni esatti dall’illegale invasione russa dell’Ucraina, Stato sovrano aggredito militarmente alle porte dell’Europa, quindi qui, in casa nostra. Oggi, due anni dopo, siamo ancora a chiedere un processo di pace e la fine della strage di civili. Molti di questi sono passati per Vicenza e a Vicenza hanno trovato sostegno e accoglienza.

A due anni dall’invasione russa, era con noi qualche giorno fa il sindaco di Zhytomyr Sukhomlyn con cui il sindaco Possamai, lo scorso 23 novembre 2023, ha firmato l'Accordo di cooperazione e d'intesa allo scopo di promuovere relazioni amichevoli tra le due comunità, vicentina e ucraina, pronti ad azioni che favoriscano lo sviluppo di una cultura della pace e della cooperazione grazie anche all’aiuto di ALDA e del CSV. 

Oggi è l’occasione per dire che quanto sta accadendo in Israele e in Palestina è un orrore che interpella tutti noi, come hanno detto 56 sindaci della provincia di Vicenza di diverso colore e provenienza politica, nell’appello all’urgente e non prorogabile cessate il fuoco umanitario in Medio Oriente.

Sono tre parole che circolano da mesi ma che non hanno trovato finora riscontro, - cessate il fuoco- , 

si accompagnano alla richiesta di liberazione degli ostaggi israeliani di Hamas, a garantire dopo mesi di violenza l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo la fornitura di aiuti umanitari all’interno della Striscia e la fine delle violenze in Cisgiordania;

Siamo qui perché il riconoscimento del valore della Pace per la città di Vicenza è contenuto negli atti costitutivi e ufficiali dello Statuto Comunale (Articolo 2: Pace e Cooperazione). Uno dei primissimi articoli: non a caso. 

così recita: 

 "il Comune riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli" e “promuove una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali , di educazione e di informazione con il sostegno delle associazioni che promuovono la solidarietà con le persone e le popolazioni più povere”

Le città sono le istituzioni più vicine ai cittadini. Sono i luoghi dove la vita quotidiana si svolge a tutte le età. Sono comunità di persone, di chi ci nasce e dei molti che arrivano da fuori per scelta o perché non c’è alternativa.

Le città sono le persone e sono anche le prime vittime dei conflitti, delle crisi umanitarie e delle guerre. E non ci sono città dei diritti umani senza società civile e istituzioni determinate a proteggerli e realizzarli. 

Per noi i diritti umani sono tante scelte quotidiane, dalle cura dell’ambiente alle scuole fino ai centri antiviolenza, sono i luoghi dove si può dar voce ai pensieri e partecipare alla vita della città.

Abbiamo appena celebrato, al Parco della Pace, il 75e esimo anniversario della Dichiarazione Universale Diritti Uomo, scritta all’indomani della seconda guerra mondiale mettendo proprio al centro dell’ordine mondiale la dignità e di diritti delle persona.

Eppure siamo qui ora perché stiamo vivendo una regressione nella promozione e nella tutela dei diritti umani, regressione che si trasforma in vera e propria illegalità internazionale.

Siamo qui per dire che la strada resta ancora la via istituzionale e giuridica alla pace , anche in questa fase storica. Non ci sono alibi per intraprendere tutte le iniziative necessarie al lavoro multilaterale dell’Onu, dell’Unione europea.

Siamo qui per promuovere educazione dei diritti umani e della cura.

Quello che hanno chiesto i ragazzi e le ragazze ieri sera a Pisa, e che chiedono tanti giovani in Italia 

Oggi ho letto un bell’articolo di Viola Ardone sulla Stampa, in riferimento ai fatti di Pisa, che intitola: Quegli studenti sono i nostri figli. Le cariche sono un fallimento.

Chi sono questi ragazzi che chiedono coraggio, posizione e interventi di pace agita? Molti si sono rivolti anche a noi, all’amministrazione, smarriti e critici verso le istituzioni per chiedere spazio, coerenza voce di speranza e di radicalità 

Scrive Ardone: 

Sono estremisti?  O sono ragazzi e ragazze scese in piazza per esprimere un pensiero e chiedere un cessate il fuoco? Sono quelli a cui abbiamo insegnato fin da piccolini le poesie sulla pace nel mondo, quelli a cui abbiamo assegnato i temini contro la guerra, a cui abbiamo fatto disegnare gli arcobaleni e le colombe. […] 

si schieri su questa storia la società civile , si schierino i genitori, si schierino gli educatori, le forze dell’ordine […]

A meno che non siamo tutti d’accordo sul fatto che la nuova generazione non abbia diritto di parola, e che vada tacitata prima ancora che prenda le misure per stare nel mondo 

A meno che non stiamo insegnando che chi parla e chi si espone pacificamente mosso da un principio o da un’idea faccia bene a ritirarsi a starsene zitto e buono nel tinello di caso appeso al joystick di un videogioco piuttosto che in una strada con uno striscione in mano […]

Avere tanta paura dei ragazzi significa o essere molto deboli o che le voci di quei ragazzini in realtà sono più forti di quanto possiamo immaginare, o magari tutte e due le cose

Ecco come possiamo fare la differenza “da qua”, da questa parte del mondo così vicina e addentro alle crisi globali di oggi, di cui è partecipe e responsabile, con l’educazione alla pace, intercettando il desiderio di giustizia 

In una scuola media della città è sorta da qualche settimana un progetto di mediazione umanistica, un programma di sostegno fornito dagli stessi alunni ai compagni, sia vittime che autori di violenza. 20 giovani mediatori si sono formati in orario extra scolastico e dovranno intercettare, scoperchiare e provare a risolvere le situazioni di conflitto tra compagni di scuola ispirandosi ai principi della giustizia riparativa.  

Fare pace è verbo , è agire 

Nella nostra scuola, nei nostri quartieri e biblioteche, a Kiev, a Gaza nelle 60 guerre in corso nel mondo in questo momento.

domenica 24 dicembre 2023

Natale, tempo e routines

L’opera di Sassolino in Basilica arriva nel momento giusto. Il Natale è quel periodo dell’anno necessario per fermarsi, fissare un punto, osservare bene e trarre delle conclusioni. Oppure perdersi pigramente nel vortice circolare. No memory without loss ti invita a un lavoro sul tempo e lo fa con tatto, ti avvolge e ti coccola. Decidiamo noi se fare questo bilancio sul tempo, verso la fine dell’anno. L’olio industriale rosso cola piano, lentissimo, ma resta in equilibrio, le gocce cadono comunque, inevitabili. Chi è stato in Basilica questi giorni potrà tornarci anche i prossimi, magari in orari tranquilli, da solo o con qualcuno, la mattina o dopo lavoro, e dedicarsi del tempo, stare tra sé e sé sotto la nostra grande agorà palladiana coperta e bellissima, casa nostra, storia nostra, e dall’altra parte della Sala – davanti a Van Dyick - chiedersi in quale delle quattro età dell’uomo si trova in quel momento, a quale missione ci stiamo dedicando, quanta tenacia ci stiamo mettendo, come il San Girolamo del Caravaggio, che lotta contro il tempo. 

In questi giorni intensi prima dell’ultima campanella di dicembre abbiamo corso moltissimo. Ragazzi e ragazze hanno profuso gli ultimi sforzi dell’anno solare per progetti e verifiche, recite, concerti e spettacoli, lavori e mercatini. Ho assistito ad alcuni di questi momenti, più che potevo. La mia presenza, questo Natale, non era lato “docente”, ma istituzionale. Una prospettiva diversa, insolita. Per me preziosa, necessaria per prendermi del “tempo” altro di ascolto, osservazione, conoscenza del lavoro, delle fatiche e dei pensieri dei docenti e delle famiglie, godermi l’aria sana, allegra e spensierata dei bambini e dei ragazzi. 

In questi mesi sono entrato in un mondo difficile, fragile, che si regge su delicati equilibri, tenuti in piedi come nell'opera di Sassolino dal lavoro costante di chi ci mette sempre grandi competenze, passione, impegno. Il freddo ha messo alla prova le nostre strutture, grandi sfide impongono riflessioni educative sul “tempo” di crescita dei ragazzi, su quanto è offerto loro dopo il suono della campanella, sul benessere e la dispersione, l’inclusione a scuola. 

La storia di Giulia e di troppe altre donne hanno segnato profondamente. 

Ho visto e incontrato, in questi mesi, tante realtà e alunni e alunne. Abbiamo anche ospitato, a Palazzo, i bambini, nelle sale che spesso sono prerogativa degli adulti, che spesso prendono decisioni non considerando questi cittadini di oggi e non solo di domani che hanno diritto a esprimere la propria opinione su tutte le questioni che li riguardano. Una opinione che deve essere ascoltata e presa in seria considerazione (art. 12 - Convenzione Diritti dell’Infanzia e Adolescenza). In questo Natale 2023, sembra banale ma non lo è, non possiamo dimenticarci che tante persone e tanti, tanti minori non hanno questo diritto e non hanno altri diritti. Diritto a vivere, diritto ad avere un nome, in questa fase storica dove la persona sembra perdere dignità e riconoscibilità, diritto di essere protetto, anche in caso di guerra, diritto a vivere in salute, felice, diritto di giocare, di ricevere un’istruzione. Diritto di avere una vita privata, che deve essere rispettata.

È certamente presente a dicembre anche questo aspetto, del “ritirarsi”: dovrebbe essere giusto per tutti e tutte, avere un momento per staccare dall’incombere del quotidiano, dallo stress del lavoro e dei problemi che soffocano, per godere degli affetti, ritrovarsi e ritrovare le calde routines natalizie che scandiscono le Feste e le relazioni. “L’importanza delle routines”, come hanno ricordato educatori e insegnanti dei servizi 0-6 alle famiglie negli open day di questo fine anno, per i più piccoli questa serie di azioni che si ripresentano nell’arco della giornata, in maniera costante e ricorrente (prepararsi, essere puliti, mangiare, giocare, dormire) sono passaggi fondamentali per il benessere di ciascun individuo; aiutano a gestire meglio lo stress e l’ansia, a trovare “più tempo” per comportamenti sani, comprendere e trovare le emozioni, il calore e gli affetti. Buone routines a tutti allora, e buon Natale.



sabato 15 luglio 2023

Un nuovo lavoro

Il 29 maggio, caldo pomeriggio di "spoglio" elettorale, Giacomo Possamai diventava il sindaco più giovane di Vicenza, in una tornata amministrativa dove la nostra città è stata l’unica con un’affermazione del centrosinistra. Una vittoria al ballottaggio, con una città divisa al voto a metà, ma dove il Sindaco uscente non è stato riconfermato. Un fatto eccezionale. 

È passato un mese esatto dall’insediamento della Giunta e dal mio nuovo lavoro di assessore. Le foto di quel giorno mi ritraggono serio, compassato. Ancora non avevo capito fino in fondo. Ma il mio “sì” era ed è convinto, condiviso con la mia comunità politica e con chi mi ha sostenuto questi anni. 

La felicità e il grande entusiasmo dei primi giorni si è tramutato in voglia e necessità di incidere, conoscere, agire. È stato un mese straordinariamente frenetico, veloce, pieno di incontri e di visite, di conoscenza e di studio, di appuntamenti e di giunte il mercoledì mattina. Mi è stato chiesto di occuparmi di aspetti che intersecano la mia vita, il mio lavoro e valori in cui credo fortemente: istruzione, edilizia scolastica, servizio civile, cooperazione internazionale e politiche per la pace. Tutti aspetti che concorrono insieme alla crescita della comunità in un’ottica di educazione, formazione e istruzione permanente. Ho accettato col cuore colmo di felicità ma anche di preoccupazione per le sfide difficili che dovremo affrontare, per una città che ha chiesto, con il nuovo Sindaco, un cambiamento.

A livello personale significa molto per me: lavoro, scout, tempo libero e relazioni sono dimensioni da rimodulare e incasellare in questa nuova dimensione, inaspettata ma estremamente motivante. 

80 edifici, tutti da monitorare e pensare con attenzione, 10 istituti comprensivi, asili e scuole dell’infanzia da coordinare in un’ottica di continuità 0-6 anni, POFT, centri estivi, mense e trasporti, personale e cucina centrale. Sono le questioni e gli aspetti che sto conoscendo tutti i giorni dall’Ufficio dell’Assessorato Istruzione a Palazzo Territorio, il luogo dove passo parte delle mie giornate. Aspetti che si legano con la sfida di fare rete, di lavorare per l'inclusione, di non lasciare nessuno indietro, di formare anche gli adulti, le agenzie educative e i genitori sfruttando le competenze del nostro territorio. Non di lato, ma nella mia testa in stretta relazione, le politiche educative e di comunità che coincidono con la Casa per la Pace, il Forum, i ragazzi e le ragazze del Servizio Civile. 

Con me la squadra di Giunta: una Giunta giovane ma che lavora con umiltà. E nei miei uffici persone preparate e disponibili, tecnici, posizioni organizzative, dirigenti e dipendenti che mi accompagnano quotidianamente nel lavoro e danno il massimo per garantire un servizio all’altezza per il bene più prezioso della nostra comunità: bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Ho potuto incontrare i dirigenti degli istituti comprensivi, la provveditrice agli studi, le coordinatrici dei nostri nidi, ma ancora molti e molte mancano all'appello. 

Ho un’agenda fitta di appuntamenti ma questo mi motiva molto, mi spinge ad ascoltare per farmi un'idea e programmare un lavoro condiviso. Vorrei conoscere e visitare tutte le strutture che non ho avuto modo di vedere e incontrare educatori e insegnanti, funzioni strumentali, responsabili sicurezza, cooperative ed Enti che collaborano con noi per la gestione di questo delicato Servizio. Aiutare la partecipazione delle famiglie e dei genitori.

Le porte del mio Ufficio restano aperte, letteralmente sempre, in fondo al corridoio. Chi vorrà condividere progettualità e buone idee non trova la porta chiusa. 

Noi abbiamo cominciato, speriamo insieme, a costruire la città che vogliamo. Avanti!


sabato 1 aprile 2023

5 anni di Consiglio

Cinque anni fa entravo per la prima volta a Palazzo Trissino. Ricordo bene quel giorno perché la notte prima non ho dormito per l'emozione. Ci ero già entrato altre volte ovviamente. Come pubblico, ai tempi delle sedute infuocate sul Dal Molin. Erano tempi, quelli, di una politica che ci ha toccati tutti e tutte nel profondo, dove la ferita di una scelta lacerante ha portato tanti vicentini e vicentine a comprendere il peso delle scelte sbagliate di un amministratore. 

In quel pomeriggio di luglio di 5 anni fa non conoscevo nessuno, se non - di fama - Isabella, Ciro, pochi altri. Nessuno conosceva me. Allora ho trovato il gatto Romeo con la signora Franca in ingresso ma non c'era Sandro, al tempo ancora a casa: volti sconosciuti cercavano di capire chi fosse quel ragazzo senza esperienza politica, che “giri” l'avessero appoggiato, almeno questo, forse sbagliando, percepivo. 

Avrei poi conquistato una certa familiarità, una sana confidenza con quei visi. Le scorie della sconfitta elettorale erano ancora potenti in noi, le cause di un esito difficili da trovare, ma accettate e superate con il tempo e con la dichiarata, mai rinnegata, volontà di procedere con un lavoro comune, con tutto il centrosinistra. Su questo siamo riusciti, insieme. 

Avrei imparato a conoscere bene i luoghi: Sala Chiesa per le commissioni; Sala Collese per le riunioni di minoranza, la posta e le conferenze Stampa, Sala degli Stucchi per i matrimoni e gli eventi di rappresentanza e Sala Bernarda, ovviamente. È bella da togliere il fiato, la sala. La vista dalla Loggia, la scalinata che porta in piazza, il soffitto dipinto. Quando si fa tardi e sei stanco, alzi la testa ed è lì sopra di te.

Il tremore, il gesto compulsivo di muovere il microfono, la paura di scegliere parole non precise, non giuste, ricordo tutto questo perfettamente perché questi gesti non mi hanno mai abbandonato del tutto. In quella prima occasione, votando la surroga di alcuni consiglieri, avevo parlato del mondo che mi aveva appoggiato, dei giovani, delle associazioni, di chi va e di chi resta, di antifascismo.

Nel tempo ho poi imparato a parlare di altro e non solo di me e non solo del mio mondo. Ho seguito la commissione territorio che si occupa della più importante sfida del mondo di oggi, l'ambiente, delle scelte di urbanistica e di mobilità; quindi la commissione diritti e pari opportunità, infine la commissione servizi alla popolazione, di cui sono diventato presidente. Un minigruppo consiliare come il nostro, nonostante il buon risultato della lista, ha richiesto a me e a Sandro un impegno su molti fronti contemporaneamente.

È soprattutto vivendo le commissioni che metti le mani negli ingranaggi che tengono in piedi la vita della nostra comunità, che capisci la difficoltà delle scelte e della macchina amministrativa, i suoi limiti. Ti confronti con i tecnici, ascolti pareri di chi ne sa più di te, studi, litighi, riporti in associazione, esprimi un parere da portare in consiglio.

Consigliare è una parola che trovo davvero appropriata per questo servizio. Certo, la mia mano, diverse volte al mese, ha avuto la responsabilità di digitare fra "si", "no" e "astensione", scegliendo o approvando delibere  importanti , come il bilancio della nostra comunità, le aziende del comune, interventi di riqualificazione. Ma ciò che più ogni altra cosa nobilita questo ruolo è proprio il consigliare. Parlare: proporre, stuzzicare, controllare, mediare fra la decisione di una Giunta e le prerogative di una assemblea eletta. Sono stati anni dove le sedute di Consiglio, peraltro poche, sono state un dibattito quasi sempre tenuto tra di noi, della minoranza. A volte mi chiedevo: a cosa serve? chi ci ascolta? Sto facendo la cosa giusta?

Ho la speranza che sia servito. Non ho mai agito da solo, ho avuto il pieno supporto della mia associazione, della mia coalizione, dei miei amici. È stato un lavoro di squadra, alla fine, a più livelli.

Sono stati anni di proposta, mozioni, interrogazioni. Molte di queste accolte anche se non governavamo. I patti di collaborazione, Vicenza capitale della cultura, Palazzo Thiene, mobilità ciclabile e zone trenta; molto, moltissimo invece non è stato accolto e non è stato fatto.

Ho cercato di spiegare la vita amministrativa alle mie reti sociali, ho rappresentato il Comune quando mi veniva chiesto, dai matrimoni alla commissione elettorale, alle celebrazioni. Ho seguito il malessere della città, ho provato a percorrerlo per quanto mi è stato possibile.  Abbiamo fatto la nostra parte, con il fondo di solidarietà e altre iniziative, nella difficilissima fase del COVID.

Non sono intervenuto in ogni occasione, ma mi sono espresso sempre, con franchezza, quando avevo qualcosa da dire, quando avevo studiato gli argomenti e quando una posizione era condivisa. Non sono mai mancato alle sedute, spesso ho rinunciato ad altro.


Ritengo che questa esperienza sia stata fra le più significative della mia vita. Curiosità, amore per la propria comunità, per le proprie radici, un atteggiamento sincero e non strumentale, competenze del tuo percorso di vita. Penso siano le qualità più importanti per chi si giocherà da maggio in poi in questa dimensione, su quei banchi. Sono stato fortunato per averlo potuto fare, in una dimensione associativa civica che c'era prima di me e che continuerà dopo di me, a prescindere dal risultato delle prossime elezioni. 


Non nascondo il timore che non sia più io a "rappresentare" ma qualcun altro. Sono pronto ad accettarlo. È il gioco democratico e ho totale fiducia e stima in chi corre assieme a me. 
Controllare le telefonate, le mail, la stampa e le delibere ogni giorno è diventata una routine sempre più piacevole nel tempo, che ho saputo equilibrare con gli altri aspetti della mia vita, il lavoro, gli affetti, il Lane, lo scautismo. Sono sereno, felice del percorso e fiducioso che Giacomo possa diventare Sindaco di una città più aperta, protagonista anche di un vero rinnovamento della classe politica. 
Se Giacomo sarà sindaco, avrà bisogno dell'aiuto di tutti, eletti e non eletti, maggioranza e minoranza. 

Ho visto un gran numero di persone, anche a me vicine, molti giovani, che si sono avvicinati come candidati e candidate o come volontari per la sua campagna. É un segnale bellissimo, in controtendenza, che mi fa sperare. Stare con le persone è bello, fare politica, candidarsi in politica, è stare fra le persone. 

Come avevo detto cinque anni fa, in quell'intervento al tempo delle famose dimissioni promesse e mai avvenute, c'è da portare grande rispetto per i quasi 600 candidati a questo ruolo. A tutti e tutte loro auguro soddisfazione, un cammino che prosegua oltre il 15 maggio, sguardi e relazioni di senso come sono stati per me questi ultimi cinque anni. 

Grazie a chi ci è stato e chi ci sarà per la comunità che amiamo così tanto.

Joe




domenica 4 dicembre 2022

Rallentare


Un lungo, caldo e siccitoso autunno ci ha trascinati nell’inverno senza che potessimo godere appieno di questa stagione di ripartenza. Sono tornati gli alunni in classe riadattandosi alla quasi imprevista normalità prima del Covid. Mi siedo di frequente accanto a loro, fra i banchi, li osservo da vicino. 
Vedo la curiosità, il sanissimo timore del “nuovo” e le "prime" che si approcciano a un mondo più adulto. Mentre fra i più grandi c’è ancora chi si aggrappa alla modalità “on demand” di cui si poteva usufruire attraverso una lezione in videocamera, ma è forte anche la voglia di vedersi adulti, di viaggiare, di sentirsi riconosciuti e di valore, cercare una propria identità. 
È fatica tornare ad orari più lunghi, argomenti più complessi, sperimentare l’autonomia. 
Però la possibilità di vedersi, toccarsi, riunirsi in assemblea con altre classi, osservare i volti, per ora certifica un graduale e fragile ritorno alla “presenza” che non tutti sono pronti ad affrontare. Qualcuno resta indietro.


Ci ritroviamo di colpo immersi nella luci di Natale, che personalmente mi disorientano sempre, all'inizio. Poi la cascata di luci dalla Torre Bissara mi fa sentire a casa, coccolato.
Le elezioni politiche dello scorso settembre hanno portato tanti nuovi ragazzi e ragazze al voto alla Camera e al Senato. Alcuni li ho incontrati. Ambiente, identità sessuale, diritti, scuola e università, formazione, lavoro, indipendenza domestica e vita familiare, sono temi prioritari sacrificati in un dibattito sulle persone o in battaglie di posizionamento ideologico incomprensibili ai più. 

La guerra lacerante ci divide per come dobbiamo “fare pace”. Gli strascichi del Covid e delle scelte della sfida pandemica creano ancora barriere, la crisi economica ed energetica ci tocca da vicino. In questo clima le forze politiche di centrodestra sono state scelte, in modo netto, per guidare il Paese. 
La mia parte politica deve cogliere questo tempo per intervenire in maniera credibile nelle forme nobili di “minoranza” che può esercitare, senza “piangersi addosso”, facendo sintesi per il futuro e capendo che una grande parte non partecipa, non “si riconosce”, si attiva in altri modi e luoghi. Anche questa è fatica, ma il "tempo" c'è. 5 anni.  

Questa calda poesia che giovani mani hanno scritto ieri sui muri di Citycampus, “nuovo” futuro contenitore della città, mi ha fatto stare bene. 

Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.
F. Arminio


“Rallentare più che accelerare”: da questo autunno sono tornato alle strada che più mi mette "i piedi per terra”, 14 sconosciuti mi fanno sentire “vecchio” e “giovane” allo stesso tempo. Del loro modo di intendere la vita, l’impegno scolastico, lo scoutismo, la politica, la musica, so pochissimo, e questo mi piace da morire. Nessun profumo vale l’odore di quel fuoco, fuori dalla mia “bolla”. Continuo ad aver bisogno di silenzio e di ricerca, e ovviamente dei miei luoghi vicentini, delle mie persone, la mia comfort zone. 

"Queste case non mi parevano edifici, ma modi di vivere; le corti tra i castani, e le viottole, e le stalle, e i sottoportici, tutto era mescolato con la povertà, era questa la forma della valle e della vita italiana. Dissi a Bene: ‘Per uccidere la povertà, dovranno massacrare l’Italia’". 

(Meneghello, PM, Rizzoli, 1964, pp.203-04)





lunedì 27 giugno 2022

Il nuovo che incalza

Torridi pomeriggi di giugno, gli Esami di Stato 15 anni dopo averli affrontati da studente. La mia posizione di “sostegno” mi porta molto vicino a questi ragazzi e ragazze che si apprestano a oltrepassare il traguardo di “Partenza” verso la vita adulta: aspettare la traccia, segnarsi le idee, esprimerle in modo corretto e coerente, con la penna, insieme ai pari, in un luogo pubblico.

Pascoli, Verga, Liliana Segre, la musica, l’iperconnessione… chiamiamole pure delle tracce “paraculo”, resta un momento emozionante. Pochi scelgono i testi letterari, molti studenti e studentesse scelgono invece le tipologie B e C, testi argomentativi, tracce che parlano al loro vissuto e occasione per raccontarsi, anche se non è facile sostenere, confutare e approfondire una tesi: quale tesi?

Avrei fatto le stesse scelte, 15 anni fa. Struttura metrica, figure retoriche e analisi del testo mi spaventavano, complice anche il poco studio. Trovavo la poesia una trappola delicata, chiusa nella sua analisi formale. Fossi stato in loro oggi, invece, avrei rischiato di giocare con le allitterazioni e le onomatopee di Pascoli. Ognuno può leggerci qualcosa di diverso, nei testi.

La via ferrata parlava (forse, anche) di telegrafo e ferrovie.

“I fili di metallo a quando a quando

squillano, immensa arpa sonora, al vento”

Un contrasto molto azzeccato tra passato e presente, nostalgie e suoni di una modernità forse pericolosa.

È un giugno frizzante per la politica. Un bel test di maturità le elezioni amministrative di Verona che ho seguito con grande trasporto, per l’energia che tanti ragazzi e ragazze hanno profuso per superare dinamiche consolidate e arrugginite dal tempo, dagli sbagli e dall’abitudine. La novità che ci lascia è importante: la politica che agita gli spettri del "degrado", dei "campi rom", dei "clandestini" e della "teoria gender" non solo è moralmente inaccettabile, ma anche elettoralmente non con-vincente, non per forza.

Confortante, incoraggiante la "Rete" di Verona, un candidato civico e una squadra che abbia messo in primo piano le modalità e i valori, con i quali confrontarsi con la propria comunità: umiltà, senso del servizio, radicamento sul territorio, inclusione, semplicità e ascolto. Meno averlo fatto con una percentuale bassissima di votanti, ma tant'è, parafrasando Pascoli: il futuro incalza. 

Chissà di avere tutti più fiducia nel “nuovo che irrompe”.



mercoledì 23 febbraio 2022

Tempo per un puzzle

Dopo due abbondanti anni mi trovo ancora sul divano, qualcuno potrebbe non stupirsi, positivo, tranquillo, isolato. Me l’avessero detto 2 anni fa prima di quella trasferta per Cesena; prendevamo per il culo Lorenzo che non voleva venirci, allo stadio, con tutta quella gente. Piccola sosta alla farmacia di Saviabona per comprare delle mascherine che neanche c’erano, ancora non se ne trovavano: ne è uscito con una confezione di Polase. Andò bene quella stagione strampalata, a livello calcistico.

Non avrei potuto credere dopo due anni di ritrovarci ancora qui. Si parlava di giorni, forse un paio di settimane, non certo un paio d’anni. Per fortuna non devo troppo preoccuparmi, sono vaccinato e tutta questa “positività” di sicuro non è spaventosa come due anni fa. Fa un po’ effetto l’isolamento, io e il gatto, il mio puzzle felino che ho avuto il tempo di comporre e assaporare un pezzo alla volta, fuori belle giornate di sole e vento. In questi due anni quante storie meno serene della mia..

Tramonto su Sant'Antonino

Escono le date di nuovi concorsi per le scuola, ai quali mi ero iscritto ancora prima del Covid e che mi metteranno solo oggi in gioco, a due anni di distanza con molte cose ormai cambiate, ma avanti. Nuovi laboratori per il mio “anno di prova”, caldi annunci di visi amici che diventano e allargano famiglia. La lettura di Zerocalcare da questa stanza nuova con finestra mi mette nella stessa situazione di felicità e disagio, gli altri corrono, io corro? È molto straniante, guardare da fuori. 

Questa “fine quarta ondata” con effetti e restrizioni che vanno finalmente, per ora, a calare, hanno significato per me solo qualche giorno di tosse e di febbre. Mi allontanano per poco tempo dalla scuola e dagli affetti ma mi costringono a sfruttare il mio tempo in casa, a pensare sia al pranzo che alla cena, non da ingurgitare in fretta, il tempo per finire libri e fumetti ancora lasciati intonsi, a pulire.. prima di rituffarsi nella pigrizia della fretta e non rendersi più conto. 



venerdì 31 dicembre 2021

Casa mia è là, e c'è sempre stata

Ultimo giorno del 2021, è sempre un giorno elettrizzante, carico di aspettative, sogni e un bel carico di progetti per l’anno che fa capolino. Anche quest’anno conviviamo con una malattia che fatichiamo ad accettare oltre che fronteggiare, un pericolo personale e collettivo che può significare privazione e disuguaglianza; può spezzare e dividere. Come altri anche io sfrutto il tempo del Natale per fare comunità nelle forme che mi è possibile, sfruttando le occasioni che abbiamo per "fare casa" con affetti e amici in sicurezza.

Oggi, 31 dicembre, metto piede nella mia nuova “casa”. È un tema caro quella della casa, che per me significa molte cose insieme, un valore e un impegno politico, amore e rispetto per le radici, pazienza e perseveranza nelle relazioni… Costruire, o meglio ristrutturare, questa casa, è stato un percorso lungo che mi accomuna a tanti ragazzi e ragazze che compiono, come me oggi, un piccolo passo avanti verso la pienezza della vita adulta.

Sono emozionato, profondamente riempito di buoni propositi, direi, alla fine: è il giorno giusto! Vorrei parlarne non solo per raccontare la felicità mia, di Chiara 👧, di Athos 🐱, ma anche per condividere quanto un percorso del genere sia difficile, non solo economicamente, per chi lo inizia la prima volta. Burocrazia, finanziamenti, consigli da ricercare con cura sono sfide che meritano una dose (per restare in tema) notevole di denaro, tempo e competenza che non sono alla portata di tutti.

In questo percorso nato oltre un anno e mezzo fa, un aiuto è arrivato  da molti e da molte. Le famiglie mia e di Chiara, e quindi tanti amici che con le loro professionalità ci hanno indirizzato, da Andrea che mi ha assistito nella vendita, nella ricerca e nell'acquisto, a Fabio per l’acqua, Andrea e Alberto per le luci, eccetera. Senza di loro non avrei saputo fronteggiare i miei rapporti con le banche, i preventivi dai prezzi, ballerini sempre all’insù, i molti ritardi e le scelte che mai avrei immaginato di dover fare, dal tipo di presa al percorso dei tubi dentro ai muri, solo da pochi giorni puliti e colorati.

Finisco qui! Solo per dire “grazie” agli amici passati e futuri che entreranno in questo nuovo luogo che spero sia aperto, libero, amorevole come credo fosse il precedente, dove lascio Cristina a continuare quello che abbiamo iniziato insieme, finalmente in autonomia, a pochi passi comunque l’uno dall’altra, nel quartiere che ci ha visto crescere e amare la nostra città! 


In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo. [...] Lo hobbit amava molto ricevere visite.  Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume."